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Intervista ai Sassisti Tusciaroli

l'idea di un progetto che portasse alla condivisione di aree di boulder inesplorate del territorio laziale – tirando a lucido ogni sasso – ci ha incuriosito molto, per questo abbiamo deciso di intervistare il presidente e il vice presidente dei "Sassisti Tusciaroli".

Sabato 29 maggio abbiamo partecipato all’inaugurazione del nuovo settore “Angelicum” scoperto e pulito dai “Sassisti Tusciaroli”. Dobbiamo confessare che l’idea di un progetto che portasse alla condivisione di aree di boulder inesplorate del territorio laziale – tirando a lucido ogni sasso – ci ha incuriosito molto, non tanto perché il boulder richiede le note e faticose azioni collaborative di riscoperta, pulizia del luogo (dei sassi) e rispetto del territorio, quanto piuttosto per la volontà di farlo in un momento storico delicato come questo, mostrandoci che in fondo basta poco: spazzole, stracci e tanta buona volontà, possono fare tanto, nel tentativo di ricreare integrazione sociale (almeno tra i sassisti) per una ripartenza sana e coesa.

logo dei sassisti tusciaroli

Ma veniamo a noi, saltiamo le presentazioni dei Sassisti Tusciaroli – del suo presidente Alessandro Marinaro e del suo vice presidente Gabriele Paolucci – che sono entrati nel mondo del boulder già da qualche anno con progetti interessanti e che molti lettori conoscono già (vi rimando ad un articolo molto bello di “The Outdoor Manifesto” che ripercorre la genesi dell’associazione di Alessandro e Gabriele), per fargli subito qualche domanda:

BeeClimber: Organizzare eventi come questo non è cosa semplice, intanto perché dietro deve esserci una comunità che includa attori eterogenei, non solo gli amici sassisti ma anche le amministrazioni locali o il privato cittadino proprietario del terreno su cui si è svolta la manifestazione. Questo lavoro negoziale è sicuramente complicato, per capirci non basta fare una passeggiata nel bosco, trovare un sasso, pulirlo e pubblicare sui social un evento, la negoziazione con le parti è molto più dura di un blocco ben pulito e anche pulire i sassi, notoriamente, non è un lavoro da principesse. Considerando che tutte le vostre attività sono senza fini di lucro, qual è “l’ingrediente segreto”, il collante, che rende possibile il raggiungimento dei vostri progetti?

Alessandro Marinaro: L’ingrediente segreto è la passione – elemento necessario ma non sufficiente. Ogni nostro associato è appassionato di arrampicata, ma non necessariamente è un “addicted”. Nell’associazione coesistono vecchi sassisti old-skul e nuovi arrampicatori “da palestra”, ognuno con la sua specifica declinazione passionale.

Diciamo che la passione è la linfa, il sangue. È fondamentale, però, che ci siano altre due cose: la chiarezza “aggregante” nella “missione” dell’associazione e la fattibilità degli obiettivi. Con questi ingredienti mescolati in giuste dosi l’associazione è viva e si autoalimenta nella riuscita dei singoli progetti (vedi Angelicum ad esempio). Poi, comunque, ci piace scalare! ☺

Foto Anna Marta Rodowska

BeeClimber: Come molti sanno, in genere, le aree di Boulder restano un patrimonio gelosamente custodito dai pochi scopritori e dai loro amici, voi invece andate nella direzione contraria. Ci chiediamo perché allargare la platea dei sassisti, qual è il vostro interesse?

Gabriele Paolucci: Ti rispondo secondo il mio modo di sentire e cercando di sintetizzare il nostro pensiero. Certamente come tutti gli umani siamo affascinati dalla difficoltà del gesto e dalla performance di alto livello.

Puliamo passaggi facili e di media difficoltà per consentire a tutti la pratica del boulder, ma allo stesso tempo ci piace disegnare linee difficili ed estetiche che pochi di noi riusciranno a realizzare (vedi Smaug nel nuovo settore Angelicum).

Nel tempo ci siamo accorti che ogni realizzazione dalla più facile alla più difficile ha lo stesso valore per chi la compie e che la condivisione di questa con amici fidati è un momento importantissimo e indimenticabile che si trasmette positivamente all’interno del gruppo.

…credo che il benessere di chi ci circonda ci interessi!!

L’arrampicata vista non solo come uno sport sfidante che si svolge in un contesto naturale, ma anche come “pratica” di condivisione e di accudimento del compagno/a e dell’ambiente. Una visione che vogliamo diffondere nel mondo un po’ egocentrico dell’arrampicata.

Alessandro Marinaro: Aggiungo una considerazione “pratica”. Siamo nel 2021, nel pieno boom dell’arrampicata, le amministrazioni conoscono e vogliono gestire sempre di più il loro territorio, i social danno la possibilità di sapere e promuovere di tutto a chiunque. Forse si può tenere segreto un mini spot sperduto in lande desolate. Non è più possibile tenere al sicuro dalla chiusura una importante area di scalata come la nostra basandosi sul low profile e quindi sull’accesso solo ai più motivati/appassionati. Le aree di boulder della Tuscia sono arrivate intonse al 2020 grazie a questo atteggiamento mantenuto sapientemente negli anni dai suoi frequentatori e/o valorizzatori.

Ora non è più così. I siti di blocchi sono molto più delicati delle falesie, ad esempio sono in tre dimensioni, si estendono dentro boschi o aree e lo scalatore li “consuma”. “Noi” siamo accanto a Viterbo, vicinissimi a Roma, non siamo sperduti nel profondo e selvaggio Canada, abbiamo luoghi che consentono la scalata tutto l’anno. Quale altra area di boulder è così ben posizionata e quindi così esposta?

Spingere la frequentazione di questi posti splendidi postando video, condividendo info, pubblicando guide, senza preventivamente fare quanto sopra porta solo al degrado ed alla chiusura dei siti.

La fruizione dei siti di scalata deve passare attraverso accordi tra tutte le parti coinvolte che devono avere vantaggi reciproci. Al contempo è necessario che la comunità dei scalatori si prenda cura dei siti come lo facciamo noi.

BeeClimber: Il processo di negoziazione tra le parti – che è stato propedeutico alla realizzazione dell’evento – è servito a definire i limiti di una sana presenza della comunità dei sassisti nel territorio in relazione alle comunità locali e all’ambiente naturale. Quali sono stati i punti più importanti della negoziazione tra le parti?

Alessandro Marinaro: Come in tutte le negoziazioni sono fondamentali la credibilità e la serietà delle parti, la prontezza e la predisposizione dell’amministrazione a recepire i benefici di un piano di sviluppo e la comune volontà di raggiungere gli obiettivi. La presenza di vantaggi reciproci ben definiti e raggiungibili è fondamentale. A Soriano nel Cimino questo è avvenuto. Attraverso l’istituzione di aree “ufficiali” per la scalata, la comunità ha a disposizione l’area di Soriano Boulder con dei luoghi dove praticare a ridotto rischio di chiusura, il Comune con la sua azione ha valorizzato il suo territorio portando ricchezza alla sua comunità.

BeeClimber: Una volta che avete reso noto a tutti l’esistenza di una nuova area, come pensate di far rispettare quell’insieme di regole esplicitate con gli attori di cui sopra – e quelle del “buon senso” che sono per lo più sottese – a tutti coloro che verranno?  Quella dei sassisti è una comunità davvero così coesa da rendere sufficiente un cartello?

Gabriele Paolucci: Nella comunità dei sassisti c’è un grande entusiasmo. Il lock down ha incrementato moltissimo il desiderio di stare insieme e di sentirsi parte di un movimento virtuoso. Puntiamo su questo, sull’informazione e sulla formazione di nuovi scalatori per preservare l’ambiente e tramandare dei saperi che il passare del tempo stava disperdendo.

BeeClimber: Pubblicizzando questo territorio, non temete un effetto “turismo di massa” che possa portare ad una contingentazione degli accessi fino alla chiusura totale del settore, vanificando il vostro lavoro? 

Alessandro Marinaro: La risposta è si. Temiamo questo effetto. Le alternative per noi sarebbero state solo: non fare nulla o farlo senza intelligenza che avrebbe portato alla sicura chiusura dei settori (vedi quanto detto sopra). La “gestione” dei settori, invece, allontana questo rischio, ma bisogna lavorarci. Noi tentiamo e tenteremo di conciliare questa contraddizione: da una parte la messa a disposizione di tutti delle aree di boulder e dall’altra la diffusione di un modo sano e sostenibile di vivere queste zone. Lo facciamo comunicando via social, lo facciamo con la nostra presenza sui siti, lo facciamo levando di mezzo quella sensazione dei frequentatori che credono sia terra di nessuno, lo facciamo andando nelle palestre. Lo facciamo con l’esempio.

Cercheremo di fare passare in tutti i modi possibili il messaggio che le aree di scalata non sono beni da consumare come fossero luoghi di mero intrattenimento. Sono luoghi che appartengono alla natura, luoghi di divertimento, magici, importanti e duraturi e per questo vanno accuditi.

Foto Anna Marta Rodowska

BeeClimber: Quando siamo arrivati all’evento abbiamo trovato una piacevole accoglienza e una bella coesione all’interno della vostra associazione – che ha un approccio decisamente inclusivo.

Nulla sembra essere stato lasciato al caso e tutto appare funzionare alla perfezione, eppure non siete quattro gatti siete un bel po’, ci chiediamo quindi come ha fatto questa comunità a nascere e ad essere così ben oleata, è merito del suo direttivo oppure avete avuto attriti al vostro interno che vi hanno portato in una situazione di stallo? e come gli avete gestiti?

Gabriele Paolucci: L’approccio inclusivo, sincero e spontaneo è merito della gentilezza dei nostri associati e del lavoro quotidiano svolto dal direttivo. Di fondare una associazione se ne parlava da tempo ma di fatto la cosa si è concretizzata solo quando si è sentita la necessità di tutelare il territorio da speculazioni esterne e si palesava, chiaro in noi, il desiderio di organizzare degli eventi che diffondessero i nostri valori.

Le “regole di ingaggio” e i motivi fondanti non sono stati  purtroppo recepiti  da tutti e questo ha portato ad “incomprensioni” che hanno determinato la fuoriuscita di alcuni associati dal nostro gruppo.

Alessandro Marinaro: Il nostro gruppo, come tutti gli organismi/organizzazioni vive, respira e si sviluppa se la sua struttura è sana. Nel suo ciclo di vita ha perso alcuni associati per varie ragioni tra cui l’incompatibilità, ma ha anche guadagnato nuovi preziosi associati e in questo processo il miglioramento è stato notevole. Andando avanti nel tempo e avendo dei risultati sul campo sono più chiari e noti a tutti i nostri obiettivi e quindi è più facile per tutti, interni ed esterni, vederli ed eventualmente apprezzarli.

Foto Anna Marta Rodowska

BeeClimber: Un’ultima domanda: sicuramente i nostri lettori vorranno con piacere seguirvi e unirsi a voi ma non solo, alcuni vorranno conoscere la vostra esperienza per creare nel loro territorio una realtà simile alla vostra, quale consiglio vi sentite di dare loro?

Gabriele Paolucci: L’associazionismo è alla base dello sport: 1+1+1 non fa 3 ma 111! Il primo consiglio che mi sento di dare è che bisogna avere la capacità di amalgamarsi nella realizzazione di un percorso comune. Allo stesso tempo lasciare alle singole individualità la possibilità di esprimersi nel rispetto, sia chiaro, di un patto etico.

Il sentimento di appartenenza, la condivisione degli obiettivi, il sapersi affidare all’altro, la creatività, il rispetto reciproco e una buona dose di pazienza, sono certamente ingredienti preziosi!

Alessandro Marinaro: Instaurate un rapporto con le realtà locali virtuose per un progetto comune con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio turistico e sportivo del territorio: amministrazioni locali, associazioni, eventuali enti parco e privati. Ci devono essere dei vantaggi per tutti basati sulla sostenibilità e quindi duraturi nel tempo. Preparatevi a superare difficoltà mantenendo dritta la barra, senza venire meno ai vostri valori ed ai vostri obiettivi. Cercate anche di scalare ogni tanto!

BeeClimber: Abbiamo mentito, questa è l’ultima domanda: quali sono i vostri prossimi progetti? Cosa bolle in pentola?

Alessandro Marinaro: Come in parte anticipato continueremo a presentare i settori pronti, lavoreremo per rendere fruibili altri settori, stiamo lavorando assieme al Comune di Soriano per il recupero dello storico spot della Faggeta Vetusta, organizzeremo altri eventi sul territorio. Il progetto più grande sarà riuscire a scalare in serenità in bei settori mantenuti puliti e accessibili dalla virtuosa frequentazione degli appassionati.

La settimana prossima il 19 giugno presenteremo alla comunità dei scalatori, uno storico settore della Faggeta rimesso a nuovo per il progetto Soriano Boulder. Quindi grazie ai vecchi scopritori e valorizzatori di quello spot e grazie ai precursori dell’attuale movimento: Stefano Finocchi, Stefano Suman, Bertrand Le Maire, Roberto Rosica ed altri, tra cui noi quando eravamo giovani!

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