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Amore e invalidità – Arrampicare superando i propri limiti

"Ogni nodo può diventare un dono". Quando un anno può essere  sia un tempo infinito, sia un granello di sabbia in un mare di passione. Su BeeClimber la storia di una ragazza che abbiamo conosciuto poco tempo fa. Una persona incredibile sia per l'esperienza vissuta, sia per quel sorriso che ci è entrato dentro: SIlvia!

“La mia scalata è stata rialzarmi più volte. Non è il grado che bene o male è alla portata un pò di tutti. La difficoltà sta nel trovare un equilibrio tutti i giorni, tra i mille alti e bassi portando sempre sulle spalle uno zaino pesante. A volte vince lui e devo fermarmi per recuperare, altre non lo sento nemmeno e posso dimenticarne il peso.

L’arrampicata mi permette di lasciare a terra tutti i pensieri. Concentrandomi sulla bellezza del movimento, che faccio in modo sia sempre più preciso. Ho dalla mia una buona tecnica, acquisita da autodidatta.

Arrampico da cinque anni. Ho fatto alcune vie alpinistiche. Diverse ferrate. Per quest’anno mi sono regalata piccozza e ramponi, voglio provare! I limiti sono nella testa. Io ho rotto la campana di vetro che per anni mi ha sì protetto, ma non mi ha permesso di vivere pienamente. Ora sono felice perché un traguardo raggiunto con limiti in partenza, vale doppio! Da questo ne è nata anche una frase, un giorno dei tanti in cui ripensavo a quanto mi era successo ma soprattutto a dove fossi arrivata: ogni nodo può diventare dono. E questo più che mai lo sento vero quando scalo, quando salgo sulla cima di una montagna dove ogni passo ha per me un valore immenso. La conquista della mia libertà e felicità”.

Ma partiamo da un anno fa:

“Riflessioni pre 39° compleanno: ho un lavoro e una casa. Ho un gatto che al momento è l’unico uomo di casa. A 20 pensavo che sarei andata via di casa. A 26 che mi sarei laureata e sposata. Di fatto a 26 c’è stato il mio primo black out – fin di vita – un ricovero di un mese che ha lasciato molti strascichi. A 28 l’operazione al cuore. A 35 un altro corto circuito un’emorragia e altri due interventi. Nel mezzo ho mantenuto il lavoro e mi sono laureata otto anni fa, dopo aver chiesto la tesi nel 2006 ed averla dovuta riprendere punto a capo per ben tre volte. Quando si dice non mollare. L’operazione al cuore è andata bene anche se il mio cuore non lavora più come prima. Io però mi alleno o lo alleno. Tanto. Con il nuoto. È solo da due anni che riesco a fare sport con continuità. Da 40 vasche a 120, 3km a nuoto. Ne vado fiera. Ci son stati periodi in cui non potevo compiere nemmeno due passi.

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Ci son stati giorni in carrozzina o allettata tante erano le lesioni dovute allo schock settico. C’è stata l’emorragia così su due piedi senza diagnosi e che mi ha tolto forze per un anno. Ora non chiedetemi perché faccio sport. Lo devo a me stessa. È il mio patto con la vita. Assieme al fatto di essere migliore – fare meglio che posso sempre – essere felice – non mollare. No, io non mollo mai. Non avrò costanza su alcune cose, perché di fatto ogni giorno dipende da come mi alzo al mattino. Che come dice mia mamma “quando stai bene hai mal di testa”. Vero anche questo. Molto invalidante troppo spesso. Chi mi conosce lo sa..ma tutto questo mi ha reso più forte. Ha quadruplicato la mia voglia di vivere. Si è vero non ho raggiunto tutti i traguardi ma forse non sono nemmeno il mio sogno. Una famiglia la vorrei ma è anche una bella sfida stare con me. La mia altalena di salute può pesare perché manda continuamente all’aria i piani. Per me va bene così. I miei traguardi sono altri. I miei sogni anche, ed hanno tanto il sapore sapore dei viaggi e di una vita felice. Grazie a tutte le persone belle che hanno colorato la mia vita e che continuano a farlo. Grazie a chi mi diventa amico nella realtà anche se l’amicizia è nata via etere. Grazie a chi mi rimane vicino anche se la mia presenza a volte è poca. Il meglio che posso, del mio meglio sempre”.

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Torniamo ad oggi:

“Questa volta ne compirò 40 e la differenza tra questo post e quello dello scorso anno è che ora in casa c’è sempre un gatto ma soprattutto c’è l’uomo che amo, Andrea.
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Per il resto nonostante le mille giornate no tra crisi di emicrania e problemi vari – non ho smesso di fare sport, anzi. Ne faccio ancora di più. L’unico stop che mi auguro è non aver più bisogno di imbottirmi di farmaci. E di avere la possibilità di programmare le mie giornate dall’inizio alla fine. E magari di portare a casa un 6c/7a”

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