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Superare i propri limiti – La storia di Diana

Quanto è difficile accettare un problema? Quante volte abbiamo pensato di non farcela o di non tornare forti come prima? Quando ami qualcosa alla follia, restare fermo diventa l'inferno. Eppure, anche un periodo di crisi può dare la spinta per superare i propri limiti. Su Beeclimber la bella storia dell'irrefrenabile Diana!

 

BeeClimber: Ciao Diana e grazie per la tua disponibilità! Prima di tutto, raccontaci qualcosa su di te!

Diana: Ciao, di nulla! Dunque vediamo…mi chiamo Diana, sono un’infermiera di sala operatoria e nella vita ho due passioni fondamentali: la medicina e l’arrampicata perché grazie a loro ho trovato il mio posto nel mondo! E’ stato amore a prima vista per entrambe le “discipline”; per l’arrampicata però c’è un valore aggiunto perché, oltre a riempirmi di  entusiasmo, mi ha regalato un’ambizione: diventare un’alpinista!

BC: Facendo “zapping” sui social siamo atterrati sul tuo profilo e qualcosa ci ha colpiti. Da un lato, l’evidente passione per l’arrampicata, dall’altro…quattro viti. Vuoi raccontarci meglio questo punto?

Diana: Certamente! Per realizzare il mio sogno di scalare le montagne, ho cominciato a dedicare il mio tempo libero all’allenamento: ore e ore in palestra a scalare, giornate a correre all’aperto, esercizi a corpo libero, weekend in trasferta in qualche falesia o in montagna. Una vita fantastica! Tutto finalizzato alla scalata.

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Un giorno, però, accade qualcosa di inaspettato. Nasce un problema nella mia colonna vertebrale che mi impedisce di muovere e sentire bene le gambe; non riuscivo ad arrampicare, a camminare, a fare le scale o ad affrontare le cose più semplici della quotidianità, ho avuto dei dolori tremendi per mesi. Nessun trattamento conservativo sembrava essere efficace, peggioravo e basta. La situazione si era aggravata così tanto da costringermi a subire un intervento chirurgico in urgenza per evitare deficit permanenti. Ho passato 6 ore in sala operatoria: sono entrata che non mi sentivo quasi più le gambe e ne sono uscita con 4 viti nelle vertebre, le relative barre, una cage al posto del disco intervertebrale malato e tantissime lacrime di gioia nel vedere che muovevo di nuovo le gambe!! Avevano salvato me, i miei arti inferiori e il mio futuro.

Dopodiché tutto era faticoso per via dei muscoli della schiena tagliati e di quelli atrofizzati nella parte inferiore del corpo, ma mi sentivo felice e sorridevo perchè sapevo che da quel momento, lottando con tutte le mie forze, avrei recuperato la mobilità e sarei tornata alle mie passioni!

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BC: Amore per l’arrampicata, passione per lo sport. Quante volte ci è capitato di leggere storie di personaggi incredibili, che andando contro le avversità hanno raggiunto obiettivi e risultati impensabili? Sono storie da film…ma i protagonisti siamo noi. Come hai percepito quello che ti è accaduto e come hai deciso di affrontarlo?

Diana: Questa malattia per me è stata la cosa più brutta e spaventosa del mio vissuto, una parte di me è “morta” in quel periodo, ma solo per rinascere più forte! Immagina le tue passioni, le tue ragioni di vita, i tuoi progetti spazzati via dalla prigione fisica di un corpo malato che non risponde ai comandi e che ti fa soffrire terribilmente, non ti lascia la dignità di scegliere cosa fare. Ti senti costantemente arrabbiato perché sei giovane e non sei in grado di fare le cose più banali, quelle che dai per scontate. E’ tremendo, ti butta nello sconforto più totale. Tuttavia, c’è una cosa che non ti abbandona mai: la forza della tua mente.

Dopo l’intervento, pensando sempre al mio sogno, ho deciso di chiamare a raccolta tutta la motivazione possibile per recuperare le forze e così mi sono allenata almeno 5 ore al giorno, ogni giorno, non ho mai trovato nessuna scusa. Una fatica indescrivibile riabilitare il 50% del proprio corpo, ma io pensavo sempre “dai dai che devo scalare!!”.

Risultato? Dopo soli 2 mesi e mezzo (tempo record) sono tornata al mio amato lavoro, anche se con il busto, e tra pochi giorni potrò ricominciare ad arrampicare, dovrò solo fare attenzione i primi 3 mesi per preservare i miei impianti protesici.

BC: Scalare: quanto conta il grado, il livello quando sei in falesia o su un blocco a mani nude? Cosa ricerchi durante la tua prestazione?

Diana: Guarda. Io cerco il divertimento e la qualità del movimento mentre scalo, perché per me non è una semplice prestazione sportiva, è molto di più, è il momento in cui mi sento più libera al mondo, perciò cerco di dargli un certo valore.

Affrontare una via con un movimento bello, fluido ed efficace è molto più soddisfacente, per me, rispetto a farlo a scatti o con eccessivo lavoro di braccia (classico “ciapa e tira” sulla presa). In poche parole: non mi basta salire, lo voglio fare bene! Il grado ti da soddisfazione, ma per me conta anche come lo fai. Ovviamente ho anche io delle ambizioni relative al grado, ma questo non supera la gioia che mi dà scalare in generale.

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BC: Qual è il messaggio che vorresti inviare a tutti i nostri lettori?

Diana: Io sono una ragazza a cui hanno chiodato le vertebre ma che sogna ancora di arrampicare, sono andata da sola ad affrontare un intervento di chirurgia maggiore, ho dovuto vivere difficoltà fisiche e mentali non da poco. Potevo tranquillamente non farcela, crogiolarmi sulla mia invalidità, fare la vittima o rassegnarmi…e invece ho deciso di affrontare tutte le avversità lavorando sodo, senza mai lamentarmi e sempre col sorriso!

E’ incredibile come tutto abbia più valore e significato quando ti ridanno il futuro.

Attualmente sto ancora facendo fisioterapia e sono un incendio di motivazione, so cosa voglio e lo conquisterò insieme alle mie viti!

Dunque, ecco il messaggio che voglio lanciare: non abbiate mai scuse per realizzare i vostri sogni, se è possibile per me allora lo è ancor di più per voi!! Buona vita!

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